Vettura centra una moto: basta una dichiarazione per considerare corresponsabile anche il conducente della ‘due ruote’
Il conducente della ‘due ruote’ non è esente da colpa, avendo riferito di aver notato la vettura ferma in mezzo alla carreggiata come se dovesse svoltare e di aver tentato di frenare ma di non essere riuscito ad evitare integralmente lo scontro
Svolta imprudente della vettura, che colpisce una moto. Responsabile, però, anche l’uomo in sella alla ‘due ruote’. A inchiodarlo è sufficiente, chiariscono i giudici (ordinanza numero 18399 del 7 luglio 2025 della Cassazione), una indiretta ammissione di colpa.
Analizzando lo specifico caso, i giudici annotano che, essendo pacifico che l’automobilista, secondo quanto da lui stesso ammesso, aveva svoltato a sinistra senza accorgersi del sopraggiungere del motociclo che sopraggiungeva provenendo da destra, e ciò aveva determinato l’impatto tra la fiancata laterale destra dell’autovettura e la parte anteriore del motociclo, il conducente della ‘due ruote’ non è comunque esente da colpa, avendo riferito di aver notato la vettura ferma in mezzo alla carreggiata come se dovesse svoltare e di aver tentato di frenare ma di non essere riuscito ad evitare integralmente lo scontro.
Quest’ultimo dettaglio inchioda il motociclista, poiché, rilevano i giudici, ne certifica l’imprudente condotta di guida, avendo egli avuto, in teoria, tutto il tempo di ridurre la velocità, frenando ed evitando l’impatto, anche grazie al compimento di adeguate (e certamente consentite) manovre di emergenza. Per i giudici, difatti, dalle parole del motociclista emerge la plausibile realtà di un eccesso di velocità a lui addebitabile, avendo egli dichiarato di aver visto la macchina ferma e di aver tentato, però senza successo, di fermare il mezzo ed evitare l’impatto, o, quantomeno di una grave distrazione alla guida.
Sacrosanto, quindi, in conclusione, sancire la pari responsabilità dell’automobilista e del motociclista.